Volo di musica

“The dancer” – Collezione privata

Sono questi i momenti in cui si fa strada:
tra lo scricchiolio delle foglie accartocciate nel mio giardino,
nella stanza vuota in cui rimbomba solo l’eco del mio respiro rauco,
attraverso lo spavento di una notte senza stelle,
accompagnata dal brontolio rabbioso dell’imminente temporale.

E all’improvviso è una cascata d’infinita armonia,
fresca rugiada che disseta la terra,
aurora iridescente che riveste la speranza
di cangianti veli,
mentre incede a passo di danza
tra i vetri di un sentiero lastricato di macerie.

Per un attimo è un volo leggero di piume,
col sorriso sulle labbra e le lacrime agli occhi,
mentre ti guardo e tu non vedi, non ascolti
e forse la tua mente è già lontana,
ingoiata da un urlo di tenebra senza ritorno.


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Senza pudore

Un rosso volgare e sbavato
dilata le labbra del sadico clown
celato dal trucco pesante
di bugiarda allegria
mentre atteggia la bocca
al sacrilego bacio di fiele

che vira in veleno
la fragranza del miele.

Senza pudore
sfida la giustizia distratta
di nostro Signore,
chiamato a volgere lo sguardo altrove
lasciando al Male il boccone amaro,
da masticare in tutta tranquillità
all’ombra di una croce arrugginita,
abbandonata tra la polvere di una fede perduta
per sfamare il cuore con quattro sospiri
e tutta l’amarezza di una vita sprecata.


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Il bacio della follia

Osservo la tua follia,
che mi provoca e mi colpisce ai fianchi,
tallonandomi anche nei sogni,
anelando la morsa di un abbraccio
che ci travolga “finché morte non ci separi”.

Ma tu lo sai che non ci avrà,
perché non lascerò che il suo bacio disegni
la piega dello sberleffo sul tuo bel volto
trasfigurato nella smorfia di un calvario che non era il tuo,
annebbiando per sempre gli occhi tuoi, fiordaliso.

(A te…)

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Non fui mamma

Non fui mamma,
perché non volli
o forse fu paura
o egoismo alimentato dall’arroganza
della superbia,
aridità di cuore o bramosia di possesso,
per amore di me stessa e nulla più.

Non fui mai mamma,
né ascoltai pigolio di creature,
lasciando che il mio ventre sterile
partorisse soltanto fantasie
che ora nutrono appena
un solitario tramonto tra il sogno
di una carezza nell’ora della morte
e un bacio d’amore vero,
umido di lacrime e di compassione.

(a Valentina)

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Alla deriva

Hai mollato gli ormeggi
lasciandomi andare alla deriva
senza curarti dell’onda
e degli scogli
che avrebbero divelto il legno
della mia chiglia.

Così, senza rimorsi, osservi
da lontano il mio galleggiare a stento,
alla ricerca di una riva pietosa
che accolga le mie vele,
sfilacciate e stinte.

“Loneliness” Maccagno – Fiume Giona – Photos by Marina Perozzi

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La parola dell’inganno

Cosa resta della parola
quando si spoglia delle vesti
limpide e trasparenti della purezza
svelando lo sguardo lascivo dell’inganno
e il suono stridente del suo canto?

Come spora di gramigna
si posa sulla terra rigogliosa del prato
che la benefica pioggia ha dissetato,
in attesa di germogliare a tradimento
per soffocare la vita di ogni fiore
su cui poserà l’ombra della sua foglia.


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Il tempo sognato

Sarà la memoria
a farmi compagnia nelle ore
che scivolano disordinate verso la riva,
mescolate al ronzio dell’ultimo battello
che solca le onde di un crepuscolo
increspato dai ricordi, appannati
da una malinconica pioggia d’aprile
che sbiadisce i colori,
mentre sfumano verso la quiete della notte.

Forse

fu un tempo soltanto sognato,
vestito con l’ingenuità di un sentimento
che non seppe vendersi ma soltanto donarsi,
ricamato con gli occhi di un amore cieco
che immaginava il calore di un abbraccio
mentre spirava nel silenzio
di una crudele indifferenza.


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Risorgeranno

Risorgeranno…
Sì! Risorgeranno,
per chiederci che cosa ne abbiamo fatto,
di questa Libertà così scontata,
che non ci è costata nulla,
perché l’abbiamo trovata nella culla
insieme al primo latte della mamma
e della quale ci siamo nutriti
senza entusiasmo, con il contorno
di una sottile nausea quotidiana,
col palato assuefatto
al gusto insipido di una minestra semifredda
scodellata nel piatto
del pigro qualunquismo dei vigliacchi.

Risorgeranno…
Sì! Risorgeranno
e imbracceranno di nuovo il fucile
per noi, per i nostri figli che non sanno,
per non essere traditi ancora dalla Storia,
che li vuole cancellati
da una deviante Riconciliazione
imposta dalla ragion di Stato.

Risorgeranno…
Sì! Risorgeranno,
per consegnare Bella Ciao
ai partigiani di tutto il mondo.


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L’arroganza dei giorni

In un bicchiere d’aceto ho sciolto
l’arroganza dei giorni,
quando bastava una parola
per incenerire il mondo.
Sulla scacchiera del tempo
ho mosso inutilmente le pedine
nell’illusione di battere il re nero
mantenendo in testa la mia corona.
Ora lo sgocciolio dei giorni avvicina
l’attimo della sconfitta,
quando ammutolita e senza pianto
apriró la porta
consegnandomi, porgendo i polsi,
alla sepolta galera.

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Orgoglio e superbia

E ancora una volta vengo a te
con le labbra gonfie d’orgoglio e
di superbia,
che il tempo ha screpolato
piegandole nell’amara smorfia
della rabbia e del dolore.

Ti parlo e non ti credo
o forse non so ascoltarti
mentre inutilmente provi
a convincermi che mi ami,
ma io sono come la sabbia del deserto
in balia del vento,
non trovo pace perché non ho rifugio
in cui anelare di deporre
i miei pensieri stanchi,
ché la sete della battaglia
non si placa
e l’arsura si fa mortale,
quando anche la lacrima
congela una voglia di resa
cui non s’abbandona l’anima mia
perduta.

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