Singhiozzo di respiro, atrofizzato cuore,
ischemia di pensieri sgocciolati sul selciato molle
di un marciapiede dimenticato
dai giochi col gesso e con le biglie.
Il tacco a spillo s’incaglia tra bitume e sudore sfatto
nell’afa dell’aria greve che sale inesorabile dal lago,
incollando poltiglia di ricordi fragranti d’acacia
ad occhi sbavati ed insonni, in cerca di sorriso.
Cadute e ricadute sul medesimo inciampo
costringono ancora a rallentare il passo,
in attesa che scenda il favonio dai monti,
sferzando di sabbia le gote,
incrinando di sangue le labbra,
offrendo l’odore pungente del fieno,
ove l’ortica contende il pascolo al brugo
e le caviglie sciolte dal giogo,
di viola mirtillo macchiate,
affideranno al soffio del vento
l’ombra di un rancore che non esiste più.
Tornerà il favonio – Versione audio
[cincopa AQDAs06SOIIv]