S’è posata,
come soffice bambagia
ad intenerire il gelo
che attanaglia il cuore,
per attutire la voce arrochita
che ancora urla il nome
di un amore appena sfiorato.
S’è adagiata,
in sordina, sbocciando
tra i rami spogli delle betulle,
insinuandosi fra le dita intirizzite
che artigliano ricordi evanescenti
disciolti da un raggio di sole infantile
in cerca di compagnia.
Tra poco la notte oscurerà i riflessi
di queste gemme giunte all’improvviso
e scenderà il silenzio nel giardino della memoria,
ove languono le carezze e i baci negati
dagli amanti distratti,
nel gioco delle passioni fugaci
che giacciono sotto la coltre di candida neve
sognando una primavera che non potrà tornare.