Gemono le stelle del mesto lillà
in terra straniera,
prigioniero del vaso bianco
incatenato al davanzale.
Moltiplico petali e giorni,
che si dissetano nella terra umida
di pioggia sottile e pietosa,
mentre l’insistere di una suoneria
opprime la quiete della campana
che annuncia l’ora dei vespri.
Svapora la nebbia,
scoprendo le cime innevate d’aprile,
ma soffia il tepore di un’altra primavera,
quando grappoli di forsizia aggredivano il sole
imprigionandone la luce per donarla
ai miei occhi bramosi di libertà.