Muore, la stagione del sonno, che d’ombre sbiadite
s’era nutrita, mentre dalla sua tana attendeva la ferita
del nuovo verde che l’avrebbe uccisa.
Germoglierà la vite, a rivestir le colline,
Lasciandosi accarezzare dai raggi del sole,
che vestono la nuda terra di rinnovati colori.
Ascoltano, le zolle, nel silenzio del pomeriggio assolato,
La melodia dei merli, che già dalla prima luce
cantano il ritornello d’amore alla natura brulla.
Presto sarà un pigolar di nidi,
mentre dagli occhi socchiusi evapora una lacrima
di sfinita rassegnazione, senza dolore.
Stupende immagini della natura, abilmente descritte, in un crescendo di sensazioni.
sempre più nitide, che quasi commuovono per la loro intensità…
Versi molto belli