L’abbandono

“Valentina” Foto di Sergio Perozzi (1949)

…Tic Tac…Tic Tac… Il cervello continua a funzionare, ma al rallentatore e qualche volta perde il ritmo… Qualche volta si spegne per 12 ore… Flash! – Buio… Flash! – Buio…
Uno sguardo, una parola, una camelia rubata, una mimosa non ricevuta…
Ogni giorno è un giorno nuovo, regalato, non preventivato… che dispensa doni inattesi, accende speranze, aiuta ad accettare il distacco che verrà… il distacco che verrà…
Intanto lei continua a tessere la sua tela…
Ragno o Penelope? Per uccidere o cucire sentimenti?…
Sia fatta la sua volontà… quella di Valentina… che ha avuto la forza di controbattere a chi la prendeva in giro… “Questa è mia figlia!”
Valentina, che oggi dormiva, sognava… e parlava…
“Milano! Sto andando…”
Dove sei, mamma?
“Sono a Milano, sto entrando in una casa, ma non so di chi è…”
In quale casa stai entrando, mamma?… Tu sei rimasta là, dove sono le tue radici, dalle quali non ti sei mai staccata… Così come non vuoi staccarti dalla vita, da tua figlia, forse, perché anche in questo momento è di lei, che ti preoccupi…
“Vai fuori di qui!”
Non mi vuoi, mamma?
“Vai a prendere un po’ d’aria…”
Hai riconosciuto la mia voce anche al telefono…
Sei sveglia, mamma?
“Sììì!”
Il distacco che verrà…
L’abbandono che verrà… dalla mia casa…
Verranno entrambi, lo so…
Quando?…Quando?…Quando?…
Forse sarebbe meglio che avvenissero contemporaneamente, perché “chiodo scaccia chiodo”…
…”Ma quattro chiodi fanno una croce” diceva Pavese…
Per amare bisogna essere in due… Bisogna essere in due…
Allora ci sono due vie praticabili, quando un amore finisce… per non restare soli…
Tuffarsi nelle distrazioni che durano lo spazio di poche ore, oppure trovare un surrogato, che integri in qualche modo la trama sfilacciata dell’anima…
Ma io continuo a guardare Valentina… e a ripensare che ha sempre fatto ciò che ha voluto, sacrificandosi solo per sua figlia… e per se stessa, perché una donna sola non è comunque in vendita…
Poi la vita le ha regalato Giorgio, che mi ha amata come un padre… che io ho amato come quello che ho perduto…
Alla fine l’avrai vinta tu, mamma… Sia fatta la tua volontà, Valentina, perché sceglierò la terza via, la solitudine… perché non posso continuare in questa “non vita”, consumando giorni e giorni inutilmente… in nome dei doveri, della morale, della gente che dice… dei rimorsi di coscienza…
Ho il diritto di scegliere la terza via… perché non posso pensare a me stessa distesa in questo stesso letto d’ospedale… a sognare, ripensare, rivivere un passato di rimpianti per ciò che non ho fatto…
“Lui ti ama molto… ti ha tolto gli occhiali… ti ha avvolta nella coperta… ha vegliato il tuo sonno sfinito…” Mi hai detto, con un filo di voce, mamma.
Ma per amare bisogna essere in due… bisogna essere in due…

13 marzo 2008 – pomeriggio

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One Response to L’abbandono

  1. laura says:

    …Per amare bisogna essere in due…per non amare bisogna essere in.. due…
    …E se l’amore fosse anche coraggio?…
    ….Sempre bellissime le tue parole…senza giri…e CORAGGIOSE …

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