Primo aprile

“Con la palla” – Foto di Sergio Perozzi (1947)

…E così mi hai fatto un bel pesce d’aprile, Valentina…
Te ne sei andata in punta di piedi, nel cuore della notte, senza disturbare, sola sola…
…Sola sola… Ti avevo lasciata ieri sera alle otto, il tuo sguardo ormai non mi vedeva più…
Da giorni, ormai, non mi vedeva, anche se, forse, riconosceva la mia voce…
Non volevi più vedermi… e tuttavia mi hai donato i tre giorni più belli della mia vita… la mia vita…
Hai aspettato che potessi viverli fino in fondo, prima di andartene, così non mi sarei sentita troppo in colpa… Avrei dovuto accompagnarti, prenderti per mano… e invece sei stata tu, a lasciarmi andare… l’hai tagliato tu, quel cordone…
Dove va l’anima, quando si muore? E la tua, Valentina, dov’è? Certamente con è qui con me…
Mi hai lasciata sola, davvero, questa volta, ma non so se ora loro sono con te… il tuo Sergio, Anna, Rosa, Stefania, Giorgio…
Adesso so… Eri tu, l’angelo che ha lasciato le sue impronte sulla neve per amor mio… che mi ha lasciato commettere tutti gli errori che ho voluto, che ha sopportato il mio rancore per tutti questi anni… Eri tu… E non lo sapevo… Tu, che hai sperato fino all’ultimo che potessi tornare a casa… mentre io, per ripicca, ho preferito restare a farmi annichilire da quell’uomo triste, che a modo suo mi ama… e che, a mia volta, sto per abbandonare…
E’ troppo tardi, Valentina, troppo tardi, per tornare a casa… perché ormai non ci sei più e non posso farti contenta… Il tempo è scaduto, il tempo è scaduto…
Ora sei tornata bella come allora, nel pallore della morte… e anche la tua bocca, finalmente, non è più deformata da quella smorfia che l’agonia l’aveva costretta ad assumere…
Sei pallida, Valentina, e quegli occhi chiusi, finalmente distesi, ti danno un aspetto vagamente severo, un po’ critico…
Ti ho messo fra le mani quel piccolo rosario di filigrana d’argento che mi fu regalato tanti anni fa, per la mia prima Comunione, pochi mesi dopo che mio padre se n’era andato in cielo.
Ora tu sei laggiù, in quella stanza umida e fredda… dormi, forse sogni tua figlia, forse…
Finalmente sei con loro…forse…
Sei felice… forse…
Io me ne sto qui, seduta al sole… e scrivo… da sola, da sola, da sola…
Anche stanotte sono arrivata da sola, guidando nel buio per raggiungerti… e ti ho trovata là, in quel letto della stanza “vista lago” che la mia pietosa bugia ti aveva fratto credere luogo di convalescenza…
Ero sola, quando, con le infermiere, abbiamo iniziato a vestirti, cospargendo il tuo corpo di “acqua di rose”… Forse è stato il destino, o forse l’hanno capito… che volevo essere sola…
Il dolore non si condivide, ma si accetta in silenzio, nella stanza fredda e umida in cui una donna pallida e gelida come la morte dorme, forse sognando sua figlia…
Ora nessun altro angelo lascerà le sue impronte nella neve per amor mio, dopo Valentina…

1 aprile 2008

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One Response to Primo aprile

  1. Loredana Orlandini says:

    E proprio ora, che mi sembra di non aver più né passato, né presente, né futuro… proprio tu, come un angelo inviato da lassù, hai teso la mano, per strapparmi a questo dolore così lancinante che non mi fa più né respirare né dormire la notte…
    La mia mamma… non mi aspettavo che tu la ricordassi così bene…

    Vorrei poter essere il tuo angelo … un angelo che possa lasciare le sue impronte sulla neve per dimostrarti il suo affetto e la gioia di averti ritrovata …. di aver ritrovato la compagna di scuola … la compagna persa di vista, ma rimasta nel cuore

    Lori

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